2007 Annibale Fiocchi architetto

L.Gibello, P.M.Sudano
Annibale Fiocchi Architetto
Aiòn Edizioni
Firenze
2007


Per Annibale Fiocchi, nato a Milano il 29 luglio 1915, apprendere l’architettura significa formarsi nel solco della lezione dei maestri del razionalismo, attingendo dalle riviste internazionali che giungono quasi clandestinamente tra i banchi della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano a fine anni 30, e lasciando invece a margine l’insegnamento di Giovanni Muzio e Piero Portaluppi. È una palestra che si perfeziona sia transitando negli studi di Piero Bottoni e di Mario Asnago e Claudio Vender, sia partecipando (e vincendo) ai concorsi accademici, sia collaborando a quelli di progettazione nazionale (con Giuseppe Terragni per una casa del fascio a Roma nel 1939).

Per Fiocchi l’esperienza della guerra è vissuta in prima linea sulle navi della Marina militare, e prosegue anche in seguito quando è impiegato come tecnico presso il Servizio sgombero macerie del Comune di Milano.

Per Fiocchi la pratica dell’architettura si apre con la chiamata (rispondendo a un’inserzione di lavoro pubblicata su un quotidiano) alla corte dell’ingegner Adriano a Ivrea, diventando direttore dell’Ufficio architetti Olivetti dal 1947 al 1954. In quei 7 anni progetterà uffici, residenze e servizi (collaborando a vario titolo con Figini e Pollini, Ottavio Cascio, Eduardo Vittoria, Gian Antonio Bernasconi e Marcello Nizzoli), ma farà anche gli “onori di casa” accompagnando nel grand tour della Ville d’Adrien illustri ospiti (da Richard Neutra a Marcel Breuer, solo per citarne alcuni).

Per Fiocchi la concezione dell’architettura non si disgiunge dalla visione e dalla costruzione della città: dai planivolumetrici dei quartieri Canton Vigna e Canton Vesco all’elaborazione del Prg di Ivrea, agli studi per il Gruppo Tecnico di Coordinamento urbanistico del Canavese.

Per Fiocchi la committenza di architettura è soprattutto legata agli industriali “illuminati”: Olivetti ma non solo; anche Mazzucchelli, Solvay, Calzaturificio di Varese. Tutte occasioni di sperimentazione progettuale in cui costruire significa prestare attenzione all’orientamento solare, all’innovazione tecnica, all’industrializzazione del cantiere, alla tecnologia dell’involucro come macchina efficiente dalle prestazioni sempre perfettibili.

Per Fiocchi l’esercizio dell’architettura si esplicita in un’attività professionale svolta sia in privato, sia operando all’interno di sodalizi e apparati tecnici: Inu, In/Arch, Italia Nostra, Commissione urbanistica regionale piemontese e comunale a Ivrea, Commissione tecnica Iacp Torino, Centro nazionale per l’edilizia e la tecnica ospedaliera. Dal 1946 è iscritto all’Ordine degli architetti della Lombardia, dal 23/12/55 al 26/11/92 è iscritto a quello del Piemonte.

Ma in conclusione, per Fiocchi l’architettura incarna soprattutto un valore civile: essa rappresenta la modernità quale incubatore d’immagini e linguaggi collegati a un’idea di rinnovamento possibile e di fiducia verso il futuro, senza alcuna deriva utopistica. Un mestiere vissuto eticamente, nell’impegno costante nel sentirsi motivati a far sempre meglio, a costruire un mondo migliore.